2000battute

«La riflessione non va oltre lo stato preliminare. Non si riesce a vivere oggettivamente il mondo attraverso il paragone, ma solo uscendo da se stessi, concedendo a se stessi di precipitare.» Anselm Kiefer

Verso la foce – Gianni Celati

VERSO LA FOCE
Gianni Celati
Feltrinelli

Verso la foce è il racconto che Gianni Celati fa della sua peregrinazione, un po’ a piedi, un po’ in corriera e un po’ in auto guidata da qualche accompagnatore partendo da Cremona, grossomodo, anzi dallo Snack Nirvana di Gadesco prima in direzione del Po, poi costeggiandone il corso, fino alla foce.
È uno di quattro libri, “diari di viaggio” li chiama lui, che produsse dalla collaborazione con un gruppo di fotografi impegnati nella ricerca del paesaggio italiano, fissandolo in modo nuovo, secondo i tempi. Luigi Ghirri era il più noto di quel gruppo e da poco è uscito un bel libro, Lezioni di Fotografia per i tipi di Quodlibet, che ricorda proprio il suo modo di creare una fotografia.

Erano i giorni del disastro di Černobyl’ e la peregrinazione è preceduta dalla visita a Caorso, sede della principale centrale nucleare italiana, partendo da Fornovo, in provincia di Parma; per la precisione, dall’Albergo della Posta, nome di antica nobiltà ormai dimenticata.
Celati ironizza richiamando il senso di pericolo diffuso dai notiziari misto all’italica ignoranza e apatia che tutto smorza e riduce al grottesco. Le notizie vengono urlate come annunci di fine di mondo e arrivano nelle strade, nei bar e nei mercati trasformate in superstizioni popolari che vogliono che i pesci siano “tutti contaminati all’80%” ma che “basti cucinarli bene con l’aglio e non c’è più pericolo.

Poi Celati parte per la peregrinazione.
Inizia a piedi, tagliando per la Padana Inferiore poi inoltrandosi nella campagna cremonese in direzione del Po. Cicognolo, San Daniele Po, Pieve San Giacomo e così via, paeselli senza storia piantati tra capannoni, cascine e campi.

È un andare malinconico, lo si può immaginare, il panorama piatto della pianura. le strade percorse da file di camion, i mangimifici, le porcilaie, le stalle coi tetti di eternit.

Però Celati, più che respirare la malinconia del luogo, sembra quasi verniciare il luogo stesso con una malinconia tutta sua ancora più grande, sembra si sia immerso in una vasca di malinconia ancora prima di partire e la stia diffondendo, irrigando dove passa, man mano che avanza e descrive l’inoltrarsi nella pancia della Pianura Padana.

Dalla provincia di Cremona, finalmente raggiunto l’argine del Po, procede a est, verso la foce.

L’elemento costante, quasi ossessivo, sono le villette geometrili dipinte con colori acrilici e lo capisco bene io, che per lavoro frequento quelle zone.
Le villette geometrili, cassoni squadrati a due piani che si replicano come piante infestanti, dipinte con colori acrilici che fanno strabuzzare gli occhi, gialli fosforescenti, fucsia o rosa shocking, verde bandiera e così via quasi che servissero colori del genere per farsi distinguere nella nebbia, sono visioni che inquietano e un po’ terrorizzano, almeno chi è abituato ad altri panorami, ad esempio i tetti rossi e i colori caldi della terra di Bologna come nel mio caso.
Anche il grigiore compatto milanese con i condomini otto o nove piani, in fondo, induce malinconie diverse, più riflessive o amare, non strabuzzamenti e un fondo di terrore come le villette geometrili.

Dal cremonese Celati passa nel mantovano, dove qualcosa cambia, che il basso mantovano è terra meticcia, terra di confini mobili e incerti. Sermide, Ostiglia, San Benedetto, paesino dietro paesino, Celati esplora le piazze dove si raduna la vita serale, gli argini del Po incombenti, le persone a passeggio, fa incontri con negozianti e personaggi pittoreschi che hanno sempre molti ricordi da riversare sullo straniero di passaggio che vuole ascoltare.

Sono storie strampalate, ma tiepide, mai fredde.
Sono storie di fiume, del grande fiume, fanno venire in mente le storie americane del Mississippi, quelle di Mark Twain di Vita sul Mississippi, storie di terre povere ma che non sono campagna, hanno qualcosa di diverso, anche le storie e i personaggi e i paesi, hanno quel grande fiume che scorre a fianco, l’argine che incombe, l’acqua, sempre presente.

Sono storie di fiume, non di terra o di pianura.

Prosegue, il Polesine, le zone della Grande Bonifica Ferrarese e finalmente la foce.
Alla foce, nell’avvicinamento verso gli ultimi lembi di terra fangosa prima del mare, tra paesi o semplici grumi di case sparsi tra i bracci del Po, tutto cambia, il paesaggio e gli umori cambiano, la luce cambia, inizia a riflettersi sull’acqua circostante non più trattenuta dalla terra opaca, la malinconia cambia.

Diventa la malinconia del fiume che si frastaglia nell’immensa foce, una parte verso nord, verso il Veneto e Chioggia, una parte a sud, verso l’Emilia e le terre del ferrarese bonificate dalle grandi idrovore, dopo che a migliaia gli scarriolanti, contadini di pianura, a braccia avevano respinto le acque, piegati dalla malaria, per poi essere di nuovo sopraffatti e ricominciato da capo, con le vanghe, i badili, le carriole a strappare terra al grande fiume.

Il fascino del luogo descritto da Celati è fortissimo, chi non ha mai visitato quei luoghi, come me, dovrebbe farlo, perchè devono essere qualcosa di unico, di diverso da qualsiasi altro luogo si incontri o si attraversi, deve essere un mondo a sè.

Purtroppo Celati si perde un poco insistendo forse troppo con le vicende del suo accompagnatore, Reinhard, un tedesco spinto dal desiderio di ritrovare un fantomatico gruppo di etologi non si sa dove dislocato tra la ragnatela della foce del Po. Questo Reinhard pare inseguire una donna che fa parte del gruppo degli etologi, gelosia, desiderio, non è chiaro e non è importante.

Comunque, nonostante questo fastidioso Reinhard, le descrizioni evocano immagini, Celati ci mette tutto il talento che lo rende uno dei migliori scrittori italiani contemporanei nel raccontare dei bambini che scendono dallo scuolabus, fanno boccacce e si disperdono giù dall’argine, tra la distesa d’acqua, in case sparse.
Ci porta dentro bar desolati e isolati di quel luogo irreale, dove però non si avverte più il senso di deriva agroindustriale dei paesi della campagna, ma come una sospensione placida, il tempo rallentato che segue i movimenti lenti dell’acqua che continuamente rimodella quella ragnatela tra gli acquitrini.
E infine, ci mostra la meraviglia del grande fiume che scava mille canali nella pianura prima di gettarsi in mare.
Sì, fa venire molta moltissima voglia di vederlo il grande fiume che si apre prima del mare.

Arrivato alla massicciata della punta, è quasi sera. Qui c’è un villaggio di roulottes non lontano dal capannone di una segheria, e a tratti si sente il rumore d’una sega elettrica che continua a lavorare. Il mare è là davanti, e la strada prosegue a destra lungo la massicciata che costeggia la grande sacca di Scardovari. 
Un battellino a due alberi gira al largo e va verso le bocche del Po di Goro, sul battellino c’è un uomo con cappelluccio di paglia e un ragazzo col cane.
Vicino a due Mercedes bianche parcheggiate sulla massicciata, uomini con camice militari e calzoni da paracadutista. Hanno con sè binocoli, macchine fotografiche, un treppiede con lungo cannocchiale da bird watching; sono tedeschi, forse etologi e guardano il mare.
    Ore 20,30. Continuano a guardare il mare come se dovesse succedere qualcosa da un momento all’altro; si direbbe che aspettino la fine del mondo gli etologi tedeschi, qui al limite estremo della pianura. Ci hanno mescolato le anime e ormai abbiamo tutti gli stessi pensieri. Noi aspettiamo ma niente ci aspetta, né un’astronave né un destino.
Se adesso cominciasse a piovere ti bagneresti, se questa notte farà freddo la tua gola ne soffrirà, se torni indietro a piedi nel buio dovrai farti coraggio, se continui a vagare sarai sempre più sfatto. Ogni fenomeno è in sè sereno. Chiama le cose perché restino con te fino all’ultimo.

Commenta, se vuoi

Informazione

Questa voce è stata pubblicata il 8 settembre 2012 da in Autori, Celati, Gianni, Editori, Feltrinelli con tag , , .

Copyleft

Licenza Creative Commons
2000battute è distribuito con licenza Creative Commons 2.5 Italia.

Autori/Editori

Archivi